12.1.09

Venezuela: basta omicidi politici contro sindacalisti in lotta (01/12/08)


VENEZUELA: BASTA OMICIDI POLITICI CONTRO SINDACALISTI OPERAI IN LOTTA!

1 dicembre 2008: dichiarazione di solidarietà per l’omicidio politico di tre dirigenti operai in Venezuela: Richard Gallardo, Luís Hernández e Carlos Requena. Esigiamo che sia fatta piena luce sulle responsabilità materiali e intellettuali di questo crimine contro l’avanguardia di classe in Venezuela e che vengano puniti i responsabili!

Giovedi’ 27/11 sono stati assassinati a Cagua, nello stato centro-venezuelano di Aragua, i tre compagni Richard Gallardo, coordinatore nazionale dell’UNT (Unione Nazionale dei Lavoratori) e presidente della sezionale di Aragua dell’UNT, Luís Hernández, dirigente sindacale di Pepsi Cola, e Carlos Requena, delegato alla sicurezza sul lavoro di Produvisa. Erano tutti dirigenti della CCURA (Corrente Classista Unitaria Rivoluzionaria ed Autonoma, all’interno dell’UNT) e militanti trotzkisti dell’USI (Unità Socialista di Sinistra).

I compagni erano impegnati nella lotta della fabbrica Alpina, una ditta di capitale colombiano. I lavoratori di Alpina hanno occupato la fabbrica per la mancata applicazione del contratto di lavoro e per il rischio di chiusura della ditta. Lo stesso 27 novembre i lavoratori di Alpina avevano dovuto affrontare la polizia che, volendo sgomberare la fabbrica, aveva lasciato quattro lavoratori feriti. Con la solidarietà dei lavoratori e dei dirigenti sindacali dell’UNT, i lavoratori di Alpina avevano potuto riprendersi lo stabilimento. Durante il pomeriggio i compagni avevano chiesto che si pronunciasse il neo-eletto governatore della provincia, Rafael Isea, del PSUV, il partito di Chávez. Avevano inoltre riaffermato che, nel caso in cui la fabbrica avesse dovuto chiudere i battenti, i lavoratori l’avrebbero rimessa in produzione sotto controllo operaio, seguendo l’esempio dei compagni di Sanitarios Maracay, una fabbrica di sanitari della regione. La stessa notte i tre compagni sono stati colpiti mortalmente a fuoco nella zona dell’Encrucijada, a Cagua, da un commando di sicari prezzolati.

In passato i compagni dirigenti dell’UNT-Aragua, una delle regioni in cui l’UNT è l'organizzazione più combattiva, avevano già ricevuto minacce. Il triplice omicidio di giovedì è da collegare con la grande conflittualità operaia nella regione di Aragua, stato in cui è diventata emblematica la battaglia condotta da mesi dagli operai di Sanitarios Maracay, in lotta per la nazionalizzazione sotto controllo operaio della loro fabbrica, all’origine del primo sciopero operaio regionale in quasi dieci anni, avvenuto lo scorso anno.

Quest’anno abbiamo dovuto constatare come durante la vertenza di Fundimeca, una fabbrica di ventilatori di Valencia (nello stato di Carabobo, uno dei principali poli industriali del paese), il padronato aveva utilizzato dei sicari per provare a spezzare la dura lotta portata avanti dalle operaie per i loro diritti, ferendo con armi da fuoco una compagna. Tutto questo si è svolto con la perfetta complicità dei giudici e dei corpi di polizia dello stato di Carabobo.

Schierati incondizionatamente dalla parte degli operai contro il dominino del capitale e dell’imperialismo, siamo al fianco del proletariato, delle masse popolari e dell’avanguardia di classe in Venezuela contro i complotti e i piani sovversivi della borghesia reazionaria su vari fronti e appoggiati in gran parte dall’amministrazione Bush. In questo senso, ci riconosciamo pienamente nella massiccia mobilitazione delle masse popolari contro il colpo di Stato del 2002, che ha fatto fallire i piani reazionari dell’imperialismo USA, così come ci schieriamo contro i tentativi di destabilizzazione portati avanti dalla reazione di Santa Cruz a settembre di quest’anno.
Bisogna sottolineare che, dopo quasi un decennio al potere, malgrado grandi mobilitazioni, giornate di lotta e un andamento economico favorito dagli alti prezzi del greggio negli ultimi anni, il chavismo non ha portato cambiamenti strutturali significativi per il paese. Sebbene siano stati introdotti alcuni miglioramenti nei settori educativo e sanitario, rispetto allo stato catastrofico nel quale si trovava il paese negli anni Novanta non si sono registrati, stando ai dati ufficiali, miglioramenti consistenti in termini di lotta alla povertà e alla disoccupazione e di politica del reddito. Se quando Chávez è arrivato al potere nel 1999 il 20% della popolazione monopolizzava il 51,9% del PIL, oggi ne controlla il 47,7%, mentre il 20% della popolazione che dieci anni fa ne controllava un misero 4,4% è passato oggi al 5,1%.
Le misure varate dal governo negli ultimi anni, per esempio nei settori degli idrocarburi o della riforma agraria, rappresentano timidi tentativi di negoziazione con i diversi blocchi imperialisti, per sganciarsi almeno in parte dalla morsa USA, e con l’oligarchia. Non possono nemmeno essere paragonati alle misure nazionaliste borghesi del presidente Cárdenas in Messico negli anni Trenta o alla politica riformista di aumenti salariali praticata da Perón nei primi anni Quaranta. La “nazionalizzazione del petrolio” venezuelano varata nel 2006 è consistita nella creazione di società miste fra la PDVSA, impresa statale, e le majors tramite l'acquisizione da parte del governo delle azioni delle multinazionali imperialiste a prezzo di quotazione mondiale. Per quel che riguarda la “Legge delle terre” (“Ley de tierras”), in un paese in cui l’80% della superficie coltivabile è in mano al 5% dei proprietari terrieri, la linea del governo rispetto alla “lotta contro il latifondo” può essere riassunta dalle parole dell'ex Ministro dell’Agricultura Albarrán: “Chi può dimostrare che le terre sono sue [buona parte dei titoli di proprietà dei latifondisti sono fraudolenti] e che sono produttive non ha niente da temere. Chi invece non produce sulle sue proprietà terriere dovrà pagare una tassa giusta”.
Nel frattempo, per tentare di incanalare e controllare con maggior fermezza il fermento operaio e popolare che, tra alti e bassi, attraversa il paese ormai da anni, Chávez ha messo in piedi il PSUV, Partito Socialista Unito del Venezuela, un fronte di collaborazione di classe finalizzato ad appoggiare le politiche del governo e in cui, in perfetta coerenza con l’ideologia “bolivariana”, si trovano fianco a fianco lavoratori, masse povere urbane, imprenditori “socialisti” e militari “patriottici”. Questo è il vero volto del “socialismo del XXI secolo” millantato dal chavismo.
L’assassinio di Richard Gallardo, Luís Hernández e Carlos Requena dimostra ancora una volta che non solo non esiste il socialismo in Venezuela, ma che le istituzioni dello stato borghese “bolivariano” stanno (e non poteva essere diverso) dalla parte degli interessi imprenditoriali e contro le lotte operaie e delle masse popolari, come dimostrano tragicamente le decine di assassinii di operai e contadini per mano dei sicari padronali, rimasti impuniti.

La repressione attuata dalla Guardia Nazionale e dalle diverse polizie regionali, unitamente all’azione della “giustizia” e dei sicari, rappresenta una morsa per le lotte più radicali che la classe operaia venezuelana sta cominciando a intraprendere. In Venezuela, come in Italia, non possiamo fidarci di tutti quei progetti fondati sulla conciliazione di classe, siano essi “bolivariani”o meno, e possiamo solo contare sulle forze proprie alla nostra classe.

Qui in Italia, come organizzazioni e strutture sindacali e/o politiche di classe, di lavoratori e studenti combattivi, presentiamo le nostre più sincere condoglianze alle famiglie e ai compagni di lotta di Richard Gallardo, Luís Hernández e Carlos Requena. Ci facciamo portavoce di tutti quei lavoratori e lavoratrici, militanti sindacali e politici, che in questi giorni hanno manifestato in Venezuela, esigendo che il governo regionale e nazionale faccia luce sul triplice omicidio, istituendo una commissione d’inchiesta composta dalle organizzazioni operaie.

Ribadiamo ancora una volta che questo triplice omicidio politico è il risultato della lotta di classe, una lotta che è internazionale e che, in tutti i Paesi, ha sempre dimostrato e dimostra che lo Stato non è mai neutrale ma è il braccio politico, amministrativo e militare della borghesia. In Italia se ne è avuta un'ennesima conferma con le recenti vicende giudiziarie che hanno sancito la sostanziale impunità di tutti i vertici delle forze di Polizia (e del Governo) dopo le note vicende della scuola Diaz e di Bolzaneto durante il G8 di Genova 2001, una sentenza che viene dopo l’incredibile capolavoro giuridico che ha mandato tutti assolti per l’omicidio politico di Carlo Giuliani. Tutto ciò dimostra che questo aspetto è connaturato anche nei cosiddetti paesi progrediti.

¡ Hasta el socialismo siempre !
Compañeros Richard Gallardo, Luís Hernández e Carlos Requena, ¡presentes!
Italia, 01/12/08
Inviare la propria adesione a:
collcomunista.viaefeso@yahoo.it

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