12.1.09

Chi siamo? (14/03/08)


Tratto da Classe contro Classe n°1, marzo 2008

Classe contro classe,
- per una politica internazionalista dei lavoratori;
- per la ripresa dell’iniziativa e della conflittualità di classe;
- per l’unità dei rivoluzionari.

Costituiamo un piccolo nucleo comunista rivoluzionario che raggruppa compagne e compagni di Roma che militano in diverse strutture politiche o provengono dalla sinistra rivoluzionaria. Ci siamo ritrovati su una serie di questioni ancora aperte, in particolare sulla necessità di avviare una riflessione attorno alla fase politica attuale sia internazionale che nazionale con l’obiettivo di fare politica all’interno dell’avanguardia di classe, essendo però profondamente consapevoli, assieme a compagne e compagni di gruppi radicati in diverse città d’Italia e con i quali interveniamo all’interno della rete Collegamenti Internazionalisti, che questo “fare politica” è indissolubilmente vincolato al duplice fronte, quello esterno e quello interno, sul quale si svolge la politica della borghesia imperialista italiana.
Presentiamo in questo documento una serie di appunti sulla doppia fase politica che si è chiusa in Italia nelle ultime settimane; da una parte i venti mesi in cui ha governato il centro sinistra con la partecipazione della cosiddetta “sinistra radicale”, legislatura che si è chiusa con la caduta in Senato di Romano Prodi, e dall’altra la fase più prettamente sociale che va dall’ultima primavera alla firma dell’ultimo contratto metalmeccanico, una fase che ha visto in un certo senso una ripresa della contestazione, in particolare sul versante delle politiche guerrafondaie del governo, mentre settori del proletariato tornavano sul davanti della scena, in particolare durante il periodo settembre-novembre, opponendosi alla politica confindustriale del governo espressa in particolare attraverso il protocollo Damiano.
Entrambi le fasi, ovviamente profondamente collegate l’una all’altra, si sono soltanto chiuse momentaneamente poiché la politica antioperaia e antipopolare del prossimo governo, in sintonia più o meno diretta con i settori più concentrati del padronato, continuerà sotto la futura legislatura, sia con un governo di centro destra capeggiato da Berlusconi, sia da uno di centrosinistra egemonizzato dal Partito Democratico. Allo stesso tempo, pensiamo che sia le controriforme sociali che si cercherà di continuare ad applicare sia il fronte del potere d’acquisto, dello stipendio e delle condizioni di lavoro potrebbero significare una ripresa delle lotte in Italia, in sintonia con quanto è accaduto nell’ultimo periodo in altri paesi di Europa, con lo sciopero generale in Grecia contro la riforma del Welfare, gli scioperi dei ferrovieri (vittoriosi) e dei metalmeccanici tedeschi sulla questione del salario, o gli ultimi scioperi massicci nel settore del commercio e della grande distribuzioni in Francia che hanno fatto emergere un protagonismo finora inedito delle lavoratrici del commercio.
L’offensiva interna (ed esterna) della borghesia che continuerà senza sosta richiederebbe di lavorare per mettere in piedi trasversalmente un elementare fronte unico difensivo fra tutte le organizzazioni e correnti che non si riconoscono in nessun governo amico dei padroni.
In una maniera altrettanto centrale l’embrionale ripresa della conflittualità di classe a livello europeo e internazionale negli ultimi anni ma anche gli elementi più dinamici della situazione internazionale - da una parte il carattere della crisi economica che bussa alla porta e non mancherà di colpire duramente la borghesia italiana e i paesi imperialisti più deboli (una crisi che il padronato cercherà di scaricare sulle spalle del proletariato e delle classe subalterne), e dall’altra l’instabilità del sistema geopolitico internazionale anche fra blocchi imperialisti - dovrebbero spingere tutte le correnti che intendono intervenire da una prospettiva rivoluzionaria all’interno della lotta di classe a porsi una serie di compiti che permettano di superare la frantumazione nella quale ci ritroviamo tutti.
Questi elementi ci spingono a pensare che più che mai sia necessario e urgente cercare le vie dell’unificazione delle forze rivoluzionarie che agiscono in Italia. Questo non può avvenire attraverso un processo di avvicinamento fra militanti di buona volontà sulla base di semplici affinità o della proclamazione dell’attualità di formule radicali più o meno astratte e svuotate di senso concreto. L’unificazione delle forze rivoluzionarie richiede da una parte unità d’azione sul piano immediato e puntuale della lotta di classe, una cosa che è sicuramente venuta a mancare durante la fase di lotta contro il Protocollo del 23 luglio e soprattutto dopo lo sciopero del 9 novembre, qualcosa che manca all’interno del movimento No war. Questo processo di unificazione deve però innanzitutto partire delle condizioni create da un intervento unitario per discutere delle principali conclusioni che si possono trarre delle lezioni della lotta di classe (quella che fa la borghesia e quella fatta dalla nostra classe) internazionale, europea e nazionale, l’unica maniera per discutere dei paletti di un programma rivoluzionario che ci permetta di fare dei salti qualitativi nella comprensione della fase e nell’agire politico comune e coordinato.
Questo documento intende andare in quel senso. Si tratta soltanto di un contributo per la discussione all’interno della sinistra rivoluzionaria e dell’avanguardia di classe. Siamo consapevoli che se il “che fare” non è riducibile a quello che riescono a fare singole esperienze e realtà, è ancora meno riducibile alla ripetizione di vecchie formule radicali ma scollegate di un’analisi concreto della situazione concreta, sia internazionale che nazionale. Da questo punto di vista il nostro documento pecca per il suo carattere prevalentemente “italiano”. Ci auguriamo però che possa servire al dibattito all’interno della sinistra rivoluzionaria per aiutare a rompere localismi, settarismi, dogmatismi, non in funzione di un ecumenismo astratto ma bensì di un serrato processo di discussione dei nostri accordi e disaccordi politici, strategici e tattici, che permetta di mettere in piedi in Italia le basi di una corrente marxista rivoluzionaria la cui assenza pesa in primo luogo sulle possibilità d’azione della avanguardia di classe.

Roma, 14 marzo

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