28.4.09

La Guadalupa in piazza (01/03/09)


La Guadalupa in piazza contro Parigi


di Immanuel Wallerstein

La Guadalupa è una piccola isola dei Caraibi, grande quanto la grande Londra. Ha una popolazione di circa 400.000 persone. La stampa mondiale non la nomina quasi mai. Dal 20 gennaio è teatro di uno sciopero generale che è riuscito a far scendere in strada a manifestare il 10% effettivo della popolazione, il che deve essere un record mondiale. Lo sciopero è stato indetto dal Liyannaj Kont Profitasyon (LKP), il cui nome in creolo significa “Collettivo contro la 'profittizzazione'” o “Alleanza contro lo sfruttamento”.
L'LKP è un collettivo di sindacati, partiti politici e associazioni culturali, che rappresentano più o meno l'intera società civile. La leadership viene esercitata dalla UGTG, un sindacato indipendentista locale che nelle ultime elezioni sindacali ha ottenuto la maggioranza dei voti (in un sistema ufficiale francese chiamato élections prud'hommales).
L'LKP ha pubblicato un elenco di più di 100 richieste rivolte a quattro interlocutori, lo Stato francese (il governo nazionale, la regione e il dipartimento) più i datori di lavoro. La maggior parte di queste richieste riguarda questioni economiche ma, come ha detto il ministro dei Dipartimenti francesi d'oltremare Yves Jego, al di là di queste richieste economiche c'è una crisi “della società”. Questo è un modo diplomatico per dire che lo sciopero non chiede solo mezzi di sussistenza. È anche un movimento profondamente anti-coloniale. Ed è questa combinazione che rende ciò che sta accadendo in questa piccola e oscura parte del mondo una chiave della crisi mondiale in cui noi tutti ci troviamo.
La Guadalupa potrà essere oscura oggi ma dopo il 1493, quando Colombo ci mise piede per la prima volta, fu un luogo importante dell'economia-mondo. Nel Diciassettesimo e Diciottesimo secolo divenne uno dei centri principali della produzione mondiale dello zucchero, una delle più apprezzate fonti di ricchezza della Francia con Haiti. Naturalmente le piantagioni di zucchero usavano come forza lavoro schiavi importati dall'Africa, poiché la popolazione indigena era stata spazzata via.
Nel 1763, quando Francia e Gran Bretagna stavano negoziando il trattato di Parigi che pose termine alla Guerra dei sette anni, una delle questioni più importanti riguardava il destino del Canada francese e della Guadalupa. I britannici li avevano strappati entrambi ai francesi durante la guerra ma, secondo gli accordi, la Francia avrebbe potuto conservarne solo uno a sua discrezione. All'epoca entrambi i paesi consideravano la piccola Guadalupa una preda ambita, una grande fonte di ricchezza mondiale. Il Canada, al contrario subiva lo scherno di Voltaire che lo aveva definito “quelques arpents de neige” (qualche ettaro di neve).
Fu appunto perché la Guadalupa era tanto preziosa che la Gran Bretagna decise di tenersi il Canada: i piantatori di zucchero delle Indie Occidentali britanniche non ne volevano la concorrenza. Inoltre il governo britannico voleva fare economia sui soldati in Canada, cosa che riteneva di poter fare se i francesi non avessero più avuto un punto d'appoggio in loco.
La Rivoluzione francese portò agitazioni nei possedimenti francesi nei Caraibi, in particolare ad Haiti e nella Guadalupa. In entrambi i territori vi furono sollevazioni di schiavi. In entrambi i territori i proprietari francesi delle piantagioni si fecero prendere dal panico soprattutto quando nel 1794 la Francia abolì la schiavitù. I proprietari delle piantagioni si rivolsero ai britannici per salvarsi. In entrambi i territori i francesi cacciarono i britannici, schiacciarono le ribellioni e, nel frattempo, reintrodussero la schiavitù. A differenza di Haiti, tuttavia, la Guadalupa rimase una colonia francese. Tutto continuò come al solito.
Poi vennero il 1848 e un'altra rivoluzione in Francia. E un'altra fine della schiavitù, della quale il grande protagonista fu Victor Schoelcher, un ministro del governo provvisorio. Come Lincoln negli Stati Uniti, nel 1863 Schoelcher abolì la schiavitù per decreto, poiché sapeva che non sarebbe riuscito a ottenere un voto in parlamento. Questa volta però l'abolizione giuridica della schiavitù non fu abrogata, anche se il governo provvisorio in cui Schoelcher era ministro venne sostituito da un governo molto più conservatore.
Nella Guadalupa (come altrove) la schiavitù fu messa fuori legge ma per quasi un secolo nell'economia cambiò pochissimo. Le piantagioni producevano ancora zucchero, i proprietari bianchi intascavano ancora i profitti e gli ex schiavi erano pagati ancora pochissimo. A peggiorare le cose, la loro paga miserabile era diventata troppo costosa per i proprietari delle piantagioni, e furono così parzialmente sostituiti da nuova forza lavoro importata dall'Asia. La disoccupazione divenne dilagante e tale è rimasta fino a oggi.
Dopo il 1945, sulla scia dei movimenti anti-coloniali, il governo francese incorporò la Guadalupa come dipartimento d'oltremare, si suppone pari a ogni altro dipartimento metropolitano. Ma economicamente fu più che mai dipendente dalla generosità di Parigi. Lo zucchero aveva esaurito il suolo e la nuova base dell'economia divenne l'attività turistica. La popolazione della Guadalupa viveva in un contesto economico in cui gli stipendi erano molto più bassi degli standard metropolitani francesi ma il costo della vita era molto più alto, a causa del controllo delle importazioni e delle esportazioni da parte di pochi quasi-monopoli di proprietà di bianchi.
È questo che ha causato la doppia esplosione, contro la “profittizzazione”, lo sfruttamento, e contro quella che è ancora percepita come una schiavitù de facto. Cosa vuole il popolo della Guadalupa? La richiesta che è in cima alla lista è altri 200 euro al mese per chi riceve il salario minimo e per i pensionati. Data la forza dello sciopero sembra che i 200 euro si potrebbero ottenere, malgrado la feroce opposizione dei grandi datori di lavoro. A loro si chiede di contribuire con 50 dei 200 euro, e ne hanno offerti 10. Probabilmente il governo francese costringerà i datori di lavoro ad aderire a questa richiesta, anche se probabilmente a non tutto il resto del lungo elenco.
E la crisi “della società”? Un modo storico per perseguire la ricerca anti-coloniale della dignità è stato chiedere l'indipendenza formale. Nella Guadalupa i movimenti popolari sono stati reticenti su questa richiesta. Hanno visto il limitato potere reale degli stati indipendenti nel mondo e soprattutto di tutti quelli vicini. Il destino di Haiti non è attraente. Ma vogliono una profonda trasformazione sociale, la fine del potere sociale ed economico della piccola minoranza bianca, una forma pratica di parità.
Se si collegano le richieste economiche a quelle “sociali” nel mezzo di un disastro economico mondiale, si avvia una forte tromba d'aria; una tromba d'aria che un po' di nazionalizzazioni bancarie in qualche paese ricco non farà nulla per fermare. Finora gli abitanti della Guadalupa (e di altri luoghi) sono stati relativamente pacifici nelle loro proteste. Ma le trombe d'aria hanno l'abitudine di diventare molto più gravi.

1 marzo 2009

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