28.4.09

Atesia, una lotta esemplare


LA LOTTA DI ATESIA E’ DI TUTTI, DIFENDIAMOLA!

Solidarietà incondizionata ai/lle compagni/e del Collettivo Precari Atesia di Roma

LE MINACCE NON CI FARANNO ABBASSARE LA TESTA!


Il 1 giugno 2006 Atesia, Roma, il più grande call center d’Italia; i lavoratori e le lavoratrici scioperano. E’ uno sciopero autorganizzato, uno dei tanti proclamati dal collettivo Precari-Atesia. Sul piazzale davanti l’azienda si tiene una assemblea, alla quale partecipano numerosissimi i lavoratori, e compagne e compagni di varie strutture, tra le quali una delegazione della Confederazione Cobas e una delegazione nazionale dello Slai Cobas (vari compagni, soprattutto da Napoli e da Milano).
Il 12 gennaio 2009 la Procura di Roma rinvia a giudizio 15 LAVORATORI presenti allo sciopero (quasi tutti, all’epoca dei fatti, interni ad Atesia) accusandoli di violenza privata, naturalmente PLURIAGGRAVATA [DA COSA? ... dal numero dei partecipanti,!] PERCHE’? “...per avere, in concorso tra loro, promosso, senza darne avviso al Questore, una manifestazione di circa centocinquanta persone appartenenti al collettivo Precari Atesia, Cobas Roma, Cobas Slai Campania, che con striscioni e bandiere si ponevano davanti all’ingresso principale della società Atesia S.p.a., sita in via Lamaro n. 25.”
· Atesia è stata una delle lotte di lavoratori politicamente più importanti degli ultimi anni in Italia, assieme a poche altre.
Come, ultimamente quella di Insse-Presse di Milano, quella dei lavoratori Alitalia, quella delle cooperative appaltate della DHL nel milanese. In tutti questi casi, con forme e a livelli diversi, si è dimostrato quale è la forza della classe quando comincia a mobilitarsi, come reagiscono i padroni, e chi sono e come si schierano, al di là delle chiacchiere, partiti e sindacati quando lavoratori e padroni si scontrano per davvero.
· Con vari anni di lotta, coinvolgendo in alcuni scioperi la stragrande maggioranza dei lavoratori del più grande call center d’Europa, il Collettivo PrecariAtesia ha ottenuto il riconoscimento del carattere subordinato del lavoro pestato, e il contratto a tempo indeterminato.
· Inoltre, in un settore fortemente frammentato, hanno contribuito a mettere sul tappeto con forza la questione della precarietà dal punto di vista dei lavoratori precari stessi e della lotta autorganizzata. · Il passaggio a tempo indeterminato non è sicuramente l’arma finale e decisiva del proletariato in lotta contro il padrone; come spesso accade, il padrone può “assorbire il colpo”. Come nel caso di Atesia e del gruppo Almaviva (strettamente legato al PD) – che dopo aver dovuto riconoscere il tempo indeterminato, ha costretto i lavoratori ad un orario part-time di 4 ore su turni. E’ una questione di rapporto di forza. I compagni però hanno dimostrato coi fatti quale può essere la forza dei lavoratori quando si mettono in mobilitazione.
· In questo senso, la denuncia della DIGOS e il successivo e ridicolo rinvio a giudizio è un chiaro avvertimento contro chi intende, in questo periodo, resistere all’offensiva borghese, acutizzata dalla crisi, con centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio. Un chiaro tentativo di criminalizzare ogni forma di protesta sociale, con risposte direttamente militari, com’è avvenuto nel caso della rivolta del CPT di Lampedusa, della repressione nei confronti degli studenti della Sapienza, o degli operai di Pomigliano. Questo processo ai protagonisti della lotta di Atesia va considerato nel contesto di attuale rafforzamento dell’offensiva anti-operaia e anti-sociale del padronato, che si esprime sia attraverso le campagne razziste e xenofobe, sia attraverso i provvedimenti sulla limitazione del diritto di sciopero, ecc.· E’ in questo senso che ci sembra importante appoggiare sia politicamente che finanziariamente i/le compagni/e del Collettivo Precari Atesia, anche considerando le spese legate al processo. Invitiamo perciò tutti i compagni/e, tutti i lavoratori/e, e tutte le organizzazioni (sociali, sindacali o politiche) che si riconoscono nella lotta per la difesa dei nostri diritti di lavoratori e delle lavoratrici ad impegnarsi su questo fronte.

Roma, 01/04/09

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