28.4.09

Cronologia della lotta antillana


Guadalupa, 44 giorni di sciopero a oltranza
38 giorni in Martinica
Breve cronologia dell’inverno caldo antillano


20/01. Inizio dello sciopero generale a oltranza lanciato dall’LKP in Guadalupa. 5.000 persone manifestano a Pointe-à-Pitre.

21/01. Lo sciopero si estende al settore turistico e alle scuole, licei e università.

24/01. Nuova manifestazione a Pointe-à-Pitre a cui partecipano tra le 8.000 e le 25.000 persone[1].

26/01. RFO-Gadalupa, radiotelevisione pubblica, interrompe parzialmente le sue trasmissioni per mancanza di personale. Gli scioperanti trasmetteranno però fino alla fine del conflitto immagini dello sciopero e delle negoziazioni tra LKP, governo e padronato.

28/01. Il Sottosegretario di Stato francese per l’Oltremare Yves Jégo propone di aprire le trattative una settimana dopo l’inizio dello sciopero. Nei supermercati si comincia già a sentire l’impatto della paralisi progressiva dell’isola.

29/01. Sciopero generale decretato dai sindacati francesi metropolitani. Anche nelle Antille si partecipa alla giornata di mobilitazione. Tra le 12.000 e le 35.000 persone scendono in piazza a Pointe-à-Pitre, un record per un’isola di poco più di 420.000 abitanti.

31/01. Provincia e Regione propongono un investimento di 54 milioni di euro per soddisfare le principali rivendicazioni degli scioperanti. LKP rifiuta e dice di proseguire con la lotta.

01/02. Jégo arriva in Guadalupa.

04/02. Jégo annuncia di aver ottenuto garanzie da parte della grande distribuzione per abbassare del 10% il prezzo di 100 prodotti di prima necessità. Prime negoziazioni tra LKP, governo e padronato a Basse-Terre. Il porto di Pointe-à-Pitre è completamente paralizzato.

05/02. Inizio dello sciopero in Martinica. Tra le 14.000 e le 20.000 persone manifestano a Fort-de-France. Nella sua comunicazione televisiva prevista dopo lo sciopero generale del 29/01 Sarkozy parla della situazione sociale nella Francia metropolitana ma non fa alcuna allusione a quel che sta accadendo nelle Antille.

08/02. In Guadalupa i lavoratori più combattivi e i militanti dell’LKP accompagnano una delegazione del Coordinamento a Basse-Terre, dove si tengono le trattative. Tutte le discussioni, malgrado l’opposizione del prefetto in un primo momento, saranno fatte a partire da uno stretto contatto tra le delegazioni dell’LKP e l’avanguardia mobilitata, che presiederanno tutte le discussioni anche fino a notte fonda. Un pre-accordo sugli aumenti salariali è siglato tra LKP e padronato sotto l’egida di Jégo, che annuncia il suo ritorno a Parigi per sottoporlo all’approvazione del governo.

In Martinica numerosi supermercati sono costretti a chiudere la saracinesca da picchetti di lavoratori. Comincia a sentirsi l’impatto dello sciopero.

09/02. Migliaia di persone manifestano in Martinica contro il carovita.

10/02. Il Premier francese Fillon annuncia che lo Stato non può sostituirsi alle parti sociali. Sconfessando Jégo, Fillon e Sarkozy puntano in un primo momento sul logoramento dello sciopero in Guadalupa. Il padronato ne approfitta per fare un passo indietro, rinnegando il valore del pre-accordo dell’8/02.

12/02. Sul canale televisivo locale Canal 10, in risposta ad alcune dichiarazioni da parte dei béké, che chiamano gli imprenditori a garantire autonomamente “la sicurezza delle loro imprese”, Elie Domota, portavoce dell’LKP e dirigente dell’UGTG, lancia un chiaro avvertimento: “Se volete la guerra civile [dice] e se bisogna andare verso un nuovo Maggio del ‘67, potete contare su di noi”.

13/02. Per guadagnare tempo, Sarkozy annuncia la costituzione di un Consiglio interministeriale per l’Oltremare.

14/02. Massiccia mobilitazione a Le Moule (Est della Guadalupa) per commemorare il massacro di San Valentino del 1952, quando la polizia sparò sulla folla per reprimere uno sciopero di operai della canna. È la prima volta da anni che tanta gente si mobilita per rendere omaggio ai martiri del ‘52. Abitualmente partecipa solo qualche decina di militanti e sindacalisti. In risposta all’arrivo dei rinforzi di polizia e gendarmeria “armati fino ai denti”, Domota dichiara durante il meeting che “lo Stato francese ha scelto di ripercorrere la sua strada naturale, che consiste nell'ammazzare i guadalupesi”.

Parallelamente, rappresentanti istituzionali antillesi di centro-destra e di centro-sinistra chiedono al Collettivo del 5 Febbraio e l’LKP di moderare il proprio appello a continuare la lotta per evitare che “l’impatto dello sciopero sia disastroso per l’economia” di entrambe le isole.

15/02. Di fronte al blocco delle trattative l’LKP decide di intensificare il movimento, chiamando alla costruzione di blocchi stradali in tutta l’isola.

16/02. Si moltiplicano i blocchi stradali e le barricate. Governo e questura chiedono che i celerini assicurino “la libertà di circolazione”. La gendarmeria e la polizia caricano i principali punti di blocco. L’ordine è quello di colpire i dirigenti dell’LKP. Alex Lollia, dirigente della CTU, racconta come i CRS lo abbiano picchiato durante il suo arresto, urlandogli “negro bastardo,sporco negro, ieri abbiamo visto la tua faccia in TV e adesso te la spaccheremo”. Di fronte alle violenze poliziesche e dopo aver sentito in televisione la testimonianza di Lollia, gli abitanti dei quartieri popolari e molti giovani vanno sulle barricate per appoggiare i militanti dell’LKP e gli scioperanti. Numerosi negozi e supermercati vengono saccheggiati dopo il tramonto.

17/02. L’aeroporto di Pointe-à-Pitre è paralizzato per mancanza di personale. L’isola è completamente isolata. Gli scontri proseguono per tutta la giornata e per tutta la notte. In alcune zone i manifestanti fanno uso di armi da fuoco contro la polizia. Il Presidente socialista della regione Victorin Lurel dichiara che “la Guadalupa è sull’orlo dell’insurrezione” e invita tutti alla responsabilità.

18/02. Seconda giornata di violenze in tutta l’isola. In circostanze poco chiare viene freddato da un colpo d’arma da fuoco il sindacalista della CGTG e militante dell’LKP Jacques Bino mentre tornava a casa dopo un meeting notturno del Coordinamento. Per l’LKP la responsabilità della sua morte ricade in ogni caso sul governo francese, fautore della situazione che ha portato alla morte di Bino.

Di fronte all’inasprimento del livello dello scontro, la ministra degli Interni Alliot-Marie annuncia l’invio di quattro squadroni di celerini per rinforzare i 2.000 gendarmi e poliziotti già presenti sull’isola. I pochi alberghi pieni dell’isola lo sono perché requisiti dal governo per alloggiare i CRS.

19/02. La situazione continua a essere molto tesa. Dopo aver scommesso sul logoramento dello sciopero e successivamente sulla repressione, il governo fa un passo indietro, constatando che la situazione in Guadalupa potrebbe degenerare completamente e sfociare in un’esplosione sociale generalizzata. Sarkozy, in una prima dichiarazione televisiva trasmessa su RFO, afferma di comprendere “le frustrazioni, le ferite, le sofferenze” delle popolazioni antillesi. Annuncia l’erogazione di un fondo speciale di oltre mezzo miliardo di euro per le Antille.

20/02. In Guadalupa l’LKP ordina di sgomberare i blocchi stradali. Gli squadroni di poliziotti bianchi venuti direttamente dalla Francia sono rimpiazzati da quelli composti da neri, i “neg a blan” in creolo secondo i manifestanti, un’espressione che definiva i servi neri più vicini ai padroni bianchi nelle piantagioni. Tuttavia alcune barricate restano in piedi, in particolare a Baie-Mahault, e la polizia non interviene. Fillon, facendo un passo indietro rispetto alle sue precedenti dichiarazioni, dice di sperare che i padroni “facciano delle proposte di aumenti salariali” per poter uscire dalla crisi.

21/02. Prima grande manifestazione di sostegno alle Antille convocata in Francia dalle forze di sinistra e dai sindacati, dopo più di un mese di sciopero a oltranza dall’altra parte dell’Atlantico. Manifestano 25.000 persone. Dopo lo sciopero generale del 29/01 la burocrazia sindacale francese ha passato il suo tempo negoziando con il governo, pur sapendo che non ci sarebbe stato nulla da discutere, senza neanche chiamare ad azioni di forza in solidarietà con le Antille per contrastare la repressione. È fondamentalmente grazie alla complicità indiretta delle burocrazie sindacali con il governo che Sarkozy è riuscito a separare dall’esplosiva agenda sociale francese la questione scottante dello sciopero generale in Guadalupa e Martinica.

22/02. Dopo i funerali di Jacques Bino riprendono le trattative in Guadalupa. Lo sciopero prosegue in entrambe le isole. Commentatori e giornalisti si dividono in due categorie tra loro complementari. C’è chi dice che il movimento è agli sgoccioli e che prima del Mercoledì delle ceneri si arriverà a un accordo. C’è chi invece comincia ad alimentare una campagna anti-LKP di chiaro stampo razzista, che fa eco alle pressioni delle lobby béké delle Antille.

24/02. In Martinica, la principale città dell’isola conosce una prima notte di sommosse, dopo che una folla di scioperanti ha forzato i cancelli della prefettura per esigere che le trattative vadano a buon fine e sia data soddisfazione alle rivendicazione del Collettivo del 5 febbraio. La polizia interviene e dai quartieri alti di Forte-de-France, quelli più poveri, scendono in centro numerosi gruppi di giovani che cominciano a scontrarsi con le forze di repressione.

26.02. Un accordo parziale sugli aumenti salariali è firmato in Guadalupa tra l’LKP e una parte del padronato. Prevede un aumento di 200 euro per i salari più bassi compresi tra 1 e 1,4 salario minimo garantito (SMIC), e dal 6 al 3% oltre. I grandi imprenditori béké si rifiutano però di firmare. Lo sciopero continua.

Seconda notte di scontri violenti a Fort-de-France.

27/02. Il prefetto della Martinica dichiara indirettamente il coprifuoco, annunciando inoltre che “le forze dell’ordine sono entrate in una fase dinamica” per intimorire i giovanissimi che hanno partecipato agli scontri il giorno precedente.

28/02. Le trattative proseguono in entrambe le isole. A Parigi viene convocata una nuova manifestazione, alla quale tuttavia partecipano meno persone rispetto alla settimana precedente. Secondo sondaggi pubblicati sulla stampa, la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica metropolitana appoggia però le ragioni dello sciopero nelle Antille.

01/03. Nonostante non sia stato siglato il “protocollo di fine conflitto” in Guadalupa richiesto dall’LKP per la ripresa del lavoro, il prefetto chiama la fine dello sciopero. Per l’LKP si tratta di un non-senso. Il movimento prosegue mentre i grandi imprenditori (Medef) continuano a non voler firmare l’accordo salariale. Questa volta è la stessa Alliot-Marie a chiedere agli imprenditori di assumere “un atteggiamento responsabile” rispetto alle trattative salariali.

02/03. Centinaia di militanti dell’LKP insieme ai lavoratori in sciopero marciano sul centro commerciale di Baie-Mahault (Nord dell’isola). Charlie Lendo, segretario aggiunto dell’UGTG, dichiara che l’obiettivo è quello di “costringere i proprietari a firmare l’accordo [salariale]”. Max Céleste, di Combat Ouvrier e membro dell’LKP, afferma che se i padroni “non firmano oggi, i lavoratori si faranno carico di farglielo firmare, con le buone o con le cattive”.

In risposta alle dichiarazioni di Allio-Marie, Willy Angèle, dirigente del Medef guadalupese, dichiara che le imprese non potranno assumere i costi dell’aumento salariale e denuncia “i metodi autoritari” dell’LKP, responsabile di uno sciopero che porterà [secondo lui] al crollo dell’economia isolana. Il prefetto, dal canto suo, rinnova il suo appello alla cessazione dello sciopero in Guadalupa.

03/03. Testimoniando le crepe interne al fronte padronale ma anche i dissensi tra Medef francese e governo (solo due settimane prima del secondo sciopero generale in Francia convocato per il 19/02), Laurence Parisot, presidentessa del Medef, suggerisce che Angèle dovrebbe firmare gli accordi salariali. Denuncia allo stesso tempo il ruolo “compiacente” dello Stato che non “ha fatto il suo lavoro di arbitro”. Rispetto all’LKP, dichiara che si tratta di «un'organizzazione della sinistra antagonista molto politicizzata, che ha fatto ricorso all'arma delle pressioni senza problemi», a differenza dei «sindacati della Francia metropolitana, altrimenti costruttivi e responsabili».

In Martinica, dopo 26 giorni di sciopero a oltranza, si arriva a un accordo tra le parti sociali. Il capitolo strettamente salariale si basa sul modello di quanto è stato firmato il 26/02 in Guadalupa tra LKP, governo e parte del padronato. Tuttavia, considerando che una serie di questioni non sono state ancora risolte, il Collettivo del 5 Febbraio non chiama alla ripresa del lavoro.

05/03. In Guadalupa viene firmato il protocollo di fine conflitto che conta ben 165 articoli e fa il punto sulle 146 rivendicazioni difese dal 20 gennaio dall’LKP. A questo protocollo viene aggiunto «l’accordo salariale Jacques Bino», che prevede un aumento di 200 euro per i salari più bassi (e aumenti del 6 o 3% per gli altri). All’interno del Medef alcune categorie firmano l’accordo, malgrado l’opposizione di Angèle. Nelle grandi imprese non firmatarie riprendono o proseguono gli scioperi per fare applicare l’aumento.

Nell’isola della Riunione (colonia francese dell’Oceano indiano) comincia lo sciopero generale contro il carovita e per aumenti salariali.

06/03. In Martinica violenti scontri coinvolgono padroni e latifondisti che manifestano con TIR e trattori quando passano di fronte alla sede del Collettivo 5 Febbraio, che non ha ancora chiamato alla fine dello sciopero.

07/03. Risponde il Collettivo del 5 Febbraio con una massiccia mobilitazione in tutta l’isola per rispondere alle provocazioni del giorno anteriore. Prosegue lo sciopero.

In Guadalupa sfilano 20.000 manifestanti in solidarietà con Martinica e per l’applicazione degli accordi firmati.

08/03. Fort-de-France. Manifestazione particolarmente riuscita in occasione della Giornata internazionale della donna convocata dall’UFM (Unione delle Donne della Martinica).

14/03. Dopo 38 giorni di sciopero a oltranza, si firma tra le parti sociali e il governo il protocollo di fine conflitto come richiesto dal Collettivo del 5 Febbraio.


[1] I dati riguardo alle manifestazioni che comunichiamo provengono dalla questura e dall’LKP o dal Collettivo del 5 Febbraio.

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