1.3.09

Rivoltà nel CPT-CPA di Lampedusa (27/02/09)


Solidarietà incondizionata alla rivolta degli immigrati di Lampedusa

Ancora una volta il razzismo di Stato ha provocato una risposta spontanea dei proletari immigrati. Dopo Milano, dopo Castelvolturno, è stata la rivolta in quello che persino il sindaco di Lampedusa (centrodestra) ha definito LAGER. Poveri ma RIBELLI il titolo, evocativo, de il manifesto del giorno dopo.

Che le condizioni dell’ex CPT (ora CIE) di Lampedusa siano – da sempre – quelle disumane di un lager, è noto grazie a un numero enorme di testimonianze. Clamorosa quella del 2005 del giornalista Fabrizio Gatti entrato nel centro per otto giorni travestito da “clandestino”.(l’Espresso:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio-archivio/1129502&m2s=a),

E’ stata una rivolta spontanea, naturale, e – a detta di tutti - annunciata.

1) Lampedusa, centro di detenzione, 24 gennaio, mattina:
sotto gli occhi delle telecamere, tutti i detenuti (1.300, a fronte di una capienza ufficiale di 800 persone), fuggono poco dopo le 10 dal centro, forzando i cancelli d’ingresso, e arrivano in corteo al municipio del paese gridando “Libertà, aiutateci”. Subito si forma una manifestazione spontanea insieme ai cittadini di Lampedusa, scesi in piazza per protestare contro il lager a cielo aperto.

Di "disastro annunciato" parla il sindaco di Lampedusa Dino De Rubeis (centro destra) che, da mesi, guida la protesta dei cittadini contro il Governo che ha deciso la realizzazione, sull’isola, del CIE, "potenziale Guantanamo italiana".

L'ex sindaco del Paese, Toto' Martello, che li aveva accolti in piazza con un applauso, li invita ora a rientrare nel centro. ''Siamo insieme a voi - dice - vogliamo che vi trasferiscano negli altri centri italiani, ci batteremo perché ' possiate lasciare Lampedusa, ma ora dovete rientrare nel centro. I migranti, continuano a ribadire che non lasceranno la piazza e che la loro protesta sarà pacifica, ma alla fine sono fatti rientrare.

Per aggiungere al danno la beffa, Berlusconi dichiara – e il Viminale conferma con nota ufficiale - che la situazione è sotto controllo, perche’… gli immigrati non sono reclusi, e sarebbero liberi di andare in paese quando e come vogliono!

2) Lampedusa, base Loran - centro di detenzione femminile, notte tra l’1 e il 2 febbraio: nell’ex base militare, dove, per tamponare il sovraffollamento del centro principale di Lampedusa sono state trasferite un centinaio di donne immigrate, scoppia un incendio. Scene di panico tra le immigrate, ma non ci sarebbero stati feriti.

Secondo quanto denunciato dal consiglio comunale di Lampedusa, sarebbe illegale perché non avrebbe i certificati di agibilità ed antincendio e quindi non potrebbe ospitare persone. Senza certificato antincendio sarebbe anche il centro principale di Prima accoglienza e il consiglio comunale si riunirà in via d'urgenza per tentare di risolvere questi problemi. La Repubblica, 2 febbraio 2009

3) Lampedusa, centro di detenzione, notte tra il 5 e il 6 febbraio: per protestare contro le condizioni di detenzione, contro i rimpatri forzati, decisi dal Ministro Maroni, e per chiedere il trasferimento in altri centri, undici reclusi di Lampedusa ingoiano (impastati con molliche di pane o pezzi di patate) pezzi di ferro, bulloni e lamette. Altri tentano il suicidio impiccandosi con i loro indumenti.

La sera del 6 febbraio alcuni immigrati iniziano uno sciopero della fame. Nell'isola arriva uno staff del Viminale (due prefetti e diversi funzionari di polizia) per “monitorare” la situazione...


4) Lampedusa, centro di detenzione, 18 febbraio: dopo alcuni giorni di un ennesimo sciopero della fame, partecipato da centinaia di reclusi, scoppia la rivolta. Gli immigrati, rinchiusi in condizioni disumane, in perenne sovraffollamento, impauriti dalle notizie di rimpatri forzati, dal trasferimento di circa 100 di loro nel CPT di Roma-Ponte Galeria, tentano di aprire i cancelli. La polizia carica con lacrimogeni e manganelli. A questo punto centinaia di immigrati si barricano dentro il padiglione centrale.
Si fanno barricate accatastando quello che c’è: i pochi arredi, materassi, coperte e cuscini. Parte – dagli immigrati, dai lacrimogeni? - l’incendio, violento. Le forze dell’ordine riescono a sgombrare l’edificio. Risultato: 50 feriti e intossicati tra gli immigrati, 20 intossicati - dichiarati - tra la polizia.
Il padiglione centrale completamente distrutto; metà dei restanti edifici, pure.

Dopo la“battaglia”:
lo Stato italiano, in risposta, trasferisce d’urgenza, spesso verso destinazioni ignote, varie centinaia di immigrati, molti dei quali in prima fila nella rivolta. 180 extracomunitari sono stati trasferiti con due voli charter – pare nei centri di Torino e Cagliari e Gorizia. Altri 120 saranno condotti verso destinazione non resa nota. Adesso nel centro di Lampedusa sono rimaste circa 550 persone.

Le forze dell’ordine, in assetto antisommossa, presidiano il centro. Divieto assoluto di avvicinarsi al centro per tutti i giornalisti, non per nascondere qualcosa, ma per “impedire che questi si facciano male”...
Il Governo dice che grazie alle riprese effettuate, la Polizia ha identificato gli autori della rivolta.

Rivolta, appunto.
Che altro rimaneva infatti a questi immigrati per fare sentire la propria voce, per gridare che la misura è colma, e non da ieri? Che le condizioni dei centri di detenzione (da sempre) sono bestiali, inumane, che anche i più elementari diritti sono violati?

Nient’altro che questo, la rivolta.
La rivolta degli immigrati sans papier di Lampedusa è un classico episodio di lotta di classe. E la militarizzazione esasperata di tutta l’isola di Lampedusa è uno dei tanti aspetti della militarizzazione dello Stato come risposta alla crisi e alle lotte sociali che ne verranno.

Gli immigrati, con o senza documenti, sono una fetta importante della nostra classe, del proletariato. Oggi ,come lavoratori, siamo sotto attacco. La borghesia di tutti i paesi tenta di scaricare su di noi i costi della crisi. Gli accordi contro le pensioni, i tagli ai salari, i rinnovati tentativi di criminalizzare i lavoratori in lotta, dalle limitazioni alle libertà di manifestazione contenute nel “pacchetto sicurezza” fino alle odierne proposte di una nuova legge antisciopero, sono tutte manovre del padronato per tenerci con la testa bassa, proni ad ogni ricatto, per far pagare la LORO crisi a NOI lavoratori.

Gli immigrati, come parte più debole e più ricattabile della classe lavoratrice, sono i bersagli più facili di questi attacchi, i primi ad essere colpiti. I padroni cercano sempre e con ogni mezzo di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri, e usano la questione dei lavoratori immigrati e dei clandestini per dividere l’insieme dei lavoratori, per impedire che si uniscano in un fronte unico contro i padroni, per metterci in concorrenza gli uni con gli altri, per abbassare ancora di più i salari e per sfruttarci meglio tutti, italiani ed immigrati.

Dobbiamo – come lavoratori – sforzarci di ricostruire una unità di tutta la nostra classe, senza cedere alla tentazione delle divisioni. Solo uniti potremo difenderci dagli attacchi del padronato.

Ogni colpo sferrato CONTRO GLI IMMIGRATI, ogni colpo sferrato contro un qualunque settore della classe lavoratrice è un colpo sferrato a tutti i lavoratori.
NON PAGHEREMO NOI LA VOSTRA CRISI !
LAVORATORI DI TUTTI I PAESI UNIAMOCI!
- PERMESSO DI SOGGIORNO AUTOMATICO per tutti i lavoratori IMMIGRATI !
- IN carcere METTIAMOCI i padroni che sfruttano il LAVORO NERO !
- CITTADINANZA AUTOMATICA A TUTTE LE PERSONE NATE IN ITALIA
- CHIUSURA DI TUTTI I LAGER, CPT, CIE, ecc...
- CONTRO TUTTE le LEGGI RAZZISTE, dalla BOSSI FINI alla TURCO-NAPOLITANO. Privando dei diritti civili e rendendo clandestini gli immigrati disoccupati e/o costretti al lavoro nero, queste leggi danno ai padroni una vera e propria arma in mano: il ricatto del permesso di soggiorno legato al lavoro.
- CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA e CONTRO tutti i TENTATIVI di REPRESSIONE delle LOTTE SOCIALI.


- ITALIANI E IMMIGRATI: UNA E' LA LOTTA DEGLI SFRUTTATI !
- TRAVAILLEURS ITALIENS ET IMMIGRÉS, MÊMES PATRONS, MÊME COMBAT!
- ¡ NATIVA O EXTRANJERA, LA MISMA CLASE OBRERA !
- ITALIAN AND IMMIGRANT WORKERS, SAME BOSSES, SAME FIGHT!
- العمال الايطاليين و العمال المهاجرين.
لنكافح معا لبناء اتحاد الطبقات العامله ، من اجل حقوقنا،ولمكافحة العنصريه.

collettivo comunista di via Efeso
Roma, 27 febbraio 2009

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